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A Milano il primo Summit della cooperazione lattiero-casearia organizzato dall'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari

A Milano il primo Summit della cooperazione lattiero-casearia organizzato dall'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari

Al primo summit del latte cooperativo, svolto a Milano, si è parlato della criticità del modello cooperativo nel settore agroalimentare italiano

mercoledì 20 novembre 2024

L'ufficio di Confcooperative UE e relazioni estere era presente, nella persona di Leonardo Pofferi, all'evento organizzato dall'Alleanza delle Cooperative Italiane a Milano. Durante il summit, si è voluto evidenziare l’importanza della cooperazione. Infatti, secondo i dati presentati da Nomisma, se un allevatore conferisce il proprio latte in cooperativa, il prezzo di remunerazione della materia prima si mantiene stabilmente superiore a quello di mercato, con un differenziale positivo del 16% rispetto al prezzo del latte in Lombardia, mentre in alcune aree di montagna si arriva addirittura a un prezzo più alto del 30%.

Inoltre, Il patto mutualistico tra i soci e la cooperativa, che si fonda su garanzia del conferimento e remunerazione del latte a prezzi più alti di quelli del mercato, fornisce una prospettiva di lungo periodo alle imprese cooperative: resilienza del sistema e longevità del rapporto tra soci e cooperativa sono gli altri due elementi di distintività del modello cooperativo. La vita media delle cooperative è di circa 60 anni, più del doppio di quella delle società di capitali (27).

Nomisma, oltre a sottolineare che ci sono sette cooperative nella top 20 del settore lattiero caseario ha fotografato il ruolo cruciale che la cooperazione riveste per la tenuta e lo sviluppo dell’intero comparto lattiero-nazionale: con 17mila stalle, 540 imprese di trasformazione e più di 13mila lavoratori, la cooperazione rappresenta oltre il 65% del latte raccolto in Italia e il 70% della produzione dei principali formaggi DOP. Non solo. Nella classifica delle prime 20 imprese del settore lattiero-caseario, 7 sono cooperative o appartengono a gruppi cooperativi. Il 63% del giro d’affari cooperativo lattiero-caseario è sviluppato dalle 25 imprese più dimensionate. Le performance economiche hanno registrato una crescita costante nell’ultimi decennio: nel periodo 2013-2022 le cooperative lattiero casearie hanno consolidato un incremento del fatturato del +52% e la crescita è stata accompagnata da un robusto consolidamento delle dimensioni, in virtù sia di processi di crescita che di fusioni fra cooperative.

Questo è anche un mercato in crescita: l’export delle prime 28 cooperative italiane vale da solo 1,2 miliardi di euro, pari al 23% del totale nazionale). Le cooperative, inoltre, non promuovono soltanto la sostenibilità economica, ma rafforzano anche il tessuto socio-produttivo dei territori coinvolti. È costante, inoltre, nel sistema cooperativo l’attenzione alle esigenze ed alla tutela dei soci di piccole dimensioni o localizzate in aree svantaggiate. Un approccio inclusivo e attento che contribuisce a promuovere una filiera lattiero-casearia più equa e sostenibile anche dal punto di vista sociale.

Al summit si è parlato anche di politiche europee. Per sostanziare tale processo di crescita, le tre centrali cooperative riunite in Alleanza delle Cooperative Italiane, hanno avanzato una proposta di sviluppo organico del settore attraverso l’attivazione di una OCM (Organizzazione comune di mercato) per il settore latte. Una richiesta politica compatta che la cooperazione ha formulato a Milano al Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e agli europarlamentari presenti.

Il Presidente del Settore lattiero-caseario di Confcooperative Fedagri Giovanni Guarneri ha detto: “Non è quella di ottenere ulteriori risorse, bensì di razionalizzare l’allocazione delle risorse PAC in modo da attivare degli strumenti che consentano un approccio più mirato a migliorare la competitività del settore lattiero-caseario e a consentire al settore un adattamento al mutato contesto ambientale, economico e dei consumi”.

Secondo Davide Vernocchi, Vicepresidente reggente di Fedagripesca Confcooperative, “Ci si dovrebbe ispirare al modello della OCM attivata nel settore ortofrutticolo che rappresenta il modello di gestione della PAC più virtuoso: a differenza dei pagamenti diretti, interamente a carico della PAC, agli aiuti che l’Europa eroga alle OP si aggiunge una analoga contribuzione pari al 50% da parte dei produttori, che viene erogata solo a fronte dell’approvazione di un programma operativo e della effettiva esecuzione di interventi ed investimenti su tutta la filiera, i cui effetti hanno ricadute positive in termini economici e occupazionali su centinaia di aziende agricole associate, spesso di piccole dimensioni, che proprio grazie ad un approccio collettivo riescono ad utilizzare più efficacemente i fondi PAC e ad affrontare il mercato. I fondi erogati a OP e cooperative generano inoltre vantaggi positivi anche per l’ambiente, dal momento che una parte dei programmi operativi previsti è riservata ad azioni di natura ambientale”.