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Il Comitato economico e sociale europeo chiede di adattare le norme sugli aiuti di Stato per rafforzare l’economia sociale

giovedì 27 marzo 2025

Il Comitato economico e sociale europeo chiede di adattare le norme sugli aiuti di Stato per rafforzare l’economia sociale

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha esortato la Commissione europea e gli Stati membri a rivedere e adattare le norme sugli aiuti di Stato per garantire un migliore sostegno alle entità dell'economia sociale. Ciò è affermato nel parere "Entità dell'economia sociale e norme sugli aiuti di Stato" , il cui relatore era il membro del CESE Giuseppe Guerini. Il parere è stato adottato nella sessione plenaria del CESE del 25 gennaio, con 216 voti a favore, 4 astensioni e 1 voto contrario.

Con questo nuovo parere, il CESE sottolinea la necessità che il quadro normativo europeo riconosca il valore sociale di queste entità e ne faciliti l'accesso ai finanziamenti e agli appalti pubblici. Sottolinea che le entità dell'economia sociale svolgono un ruolo fondamentale nella coesione sociale e nella fornitura di servizi di interesse generale. Tuttavia, sottolinea che le attuali norme sugli aiuti di Stato non sempre riconoscono la natura specifica di queste entità, il che può limitare il loro accesso ai finanziamenti pubblici e la loro capacità di competere ad armi pari con altre imprese.

Il parere fa riferimento alla relazione di Enrico Letta sul mercato interno, che sottolinea la necessità di adattare la normativa vigente per agevolare l'accesso al credito e agli aiuti per le imprese dell'economia sociale. Inoltre, il CESE sottolinea l'importanza di aggiornare le norme che disciplinano gli aiuti per l'assunzione di lavoratori svantaggiati o disabili, come delineato nel regolamento generale di esenzione per categoria.

Raccomandazioni chiave per gli Stati membri

Il CESE raccomanda agli Stati membri di utilizzare meglio i meccanismi esistenti all'interno delle normative UE, come gli aiuti per i servizi di interesse economico generale, che possono fornire un quadro più flessibile per il finanziamento delle attività sociali. Inoltre, esorta la Commissione europea a chiarire il concetto di "attività economica" nel contesto dell'economia sociale per evitare interpretazioni restrittive che limitino l'accesso ai fondi pubblici. Le attività delle entità dell'economia sociale sono spesso classificate esclusivamente nell'ambito della solidarietà, impedendo loro di essere riconosciute come attività economiche e, di conseguenza, di accedere a finanziamenti allineati alle loro operazioni.

Un altro punto chiave del parere è la necessità di introdurre misure che consentano una maggiore flessibilità nell'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato quando i fondi provengono da risorse combinate europee e nazionali. È il caso del Fondo sociale europeo (FSE) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che sono assegnati a livello nazionale. Attualmente, sebbene questi fondi siano ampiamente disciplinati dalla legislazione dell'UE, rimangono soggetti alle norme sugli aiuti di Stato a causa della discrezionalità delle autorità nazionali nella loro allocazione.

Verso un modello economico più inclusivo

Il CESE insiste sul fatto che l'economia sociale deve essere riconosciuta come un pilastro fondamentale del modello sociale europeo e che le norme sugli aiuti di Stato devono essere adattate per consentirne lo sviluppo e il consolidamento. Secondo il CESE, la revisione del quadro normativo non solo avvantaggerebbe le entità dell'economia sociale, ma rafforzerebbe anche la resilienza economica dell'Unione europea e la sua capacità di rispondere alle sfide sociali e ambientali.

A questo proposito, il CESE accoglie con favore gli orientamenti politici per la prossima Commissione europea (2024-2029), che includono la revisione delle norme sugli aiuti di Stato per promuovere gli investimenti nell'edilizia sociale e in altri settori chiave dell'economia sociale. Infine, il CESE esorta la Commissione europea a proseguire i suoi sforzi per attuare il piano d'azione per l'economia sociale, in linea con la tabella di marcia di Liegi per l'economia sociale nell'Unione europea, firmata nel febbraio 2024 dai rappresentanti di diciannove governi.